IL RUOLO DEI MONASTERI NEL MEDIOEVO

Il ruolo dei monasteri, nel Medioevo, andò ben oltre quello religioso.

In un periodo di generale decadenza, con città deserte e non sicure, dove regnavano la povertà e la miseria, i monasteri divennero luoghi sicuri e centri economici e culturali.

I monasteri ebbero un ruolo economico di grande rilievo nel Medioevo.

I vasti terreni di cui disponevano venivano usati per le attività agricole, oltre che per lo svolgimento di fiere e mercati. Tra le colture praticate vi erano quelle dell'olivo e del vino, in tutti i casi nei quali il clima lo consentiva.

In alcuni casi i monaci bonificarono grandi appezzamenti di terreni, destinandoli alla coltivazione e riducendo il diffondersi di malattie.

Spesso si dedicavano anche all'allevamento dei pesci, dato che non era consentito loro di mangiare carne.

Intorno ai monasteri iniziarono a raggrupparsi contadini in cerca di protezione.

Essi, seguendo l'esempio dei monaci, cominciarono a coltivare le terre incolte e a ripopolarle. I monasteri divennero, poco a poco, delle comunità formate da monaci e da laici, capaci di provvedere autonomamente alle proprie necessità e, non subordinate al vescovo, dato che le abbazie non dipendevano da lui.

I monasteri ebbero un'importante funzione culturale.

Innanzitutto i monaci si dedicarono all'istruzione fondando delle scuole monastiche il cui compito principale era quello di insegnare a leggere e a scrivere ai novizi, ma che potevano essere frequentate anche da giovani poveri.

Inoltre, i monasteri si occuparono della conservazione dei libri e della loro riproduzione manoscritta per mezzo degli amanuensi.

I monasteri avevano anche funzioni assistenziali, aiutando i poveri, distribuendo cibo e medicine ai meno abbienti e ospitando nei propri ospizi ed orfanotrofi i bisognosi e gli orfani.