IL FEUDALESIMO

Alla base del feudalesimo vi fu il rapporto di vassallaggio che si diffuse sotto Carlo Magno con lo scopo di controllare il suo vasto impero.

I vassalli, detti anche feudatari, erano coloro che si impegnavano a servire il proprio sovrano.

In cambio di tale fedeltà essi ricevevano un territorio detto feudo.

L'atto con il quale veniva concesso il feudo al vassalo era detto beneficio.

Il feudo veniva consegnato al vassallo nel corso di una cerimonia che prendeva il nome di investitura.

Durante questa cerimonia il vassallo giurava fedeltà nei confronti del sovrano e si impegnava a lottare al suo fianco.

Ai vassalli, il sovrano concedeva l'immunità, cioè la possibilità di esercitare alcuni diritti che erano propri del monarca come amministrare la giustizia, riscuotere le tasse, arruolare soldati.

Se il vassallo non rispettava il giuramento di fedeltà fatto nei confronti dell'imperatore veniva accusato di fellonia, cioè di tradimento.

Ciò significava perdere sia l'onore che il beneficio ricevuto: di conseguenza il vassallo doveva restituire il feudo assegnatogli.

In un primo momento, alla morte del vassallo, il feudo tornava nelle mani del sovrano che sceglieva un altro uomo di sua fiducia a cui affidarlo.

Successivamente, dopo il Capitolare di Quierzy, i feudi divennero ereditari.

Quando il feudo era molto esteso il vassallo poteva affidare parte dei suoi terreni ad uomini di sua fiducia detti valvassori, i quali erano tenuti ad obbedire ai feudatari.

I valvassori facevano altrettanto con i valvassini.

Si creava così, una struttura piramidale con a capo, seppure solo apparentemente, il re e, via via, i vassalli, i valvassori e i valvassini.